Archivio dell’Ospedale Civile di Piombino, 1613-1973, 2000 unità. Inventario cartaceo
Lo Spedale della SS. Trinità poi Ospedale Civile di Piombino ebbe origine con un ricovero fatto edificare da Iacopo VI Appiani nel 1570, su un presidio ospedaliero di S. Trinità fondato tra 1448 e 1455. Il signore lo dotò dei beni delle corporazioni religiose e lo affidò ai frati di San Giovanni di Dio, che lo gestirono fino al 1806. La principessa Elisa Bonaparte Baciocchi avviò un progetto di costruzione di un nuovo ospedale, secondo la concezione di sanità pubblica che prevedeva strutture finalizzate alla cura dei malati, non più come ricoveri per poveri infermi. Per la nuova struttura, entrata in funzione nel 1810, furono modificati il convento di Santa Anastasia e la chiesa di S. Antimo sopra i CanalI.
Con l'annessione di Piombino al Granducato di Toscana, l'ospedale, che accoglieva soprattutto militari e lavoratori stagionali perlopiù affetti da malaria, nel 1833 fu qualificato come ospedale regio e venne amministrato da un rettore di nomina granducale. Nel 1869 il Comune, in base alla legge del 1862 sulle Opere Pie, lo affidò alla locale Congregazione di Carità. Alla fine dell'Ottocento il gigantesco processo di industrializzazione portò alla grande diffusione di malattie infettive e alla produzione di numerosissimi infortuni per le dure condizioni di lavoro. L'amministrazione socialista si impegnò particolarmente nel settore sanitario; nel 1905 nominò direttore sanitario Antonio Mori, che propose la costruzione di un nuovo ospedale, realizzato soltanto nel 1935 durante il regime fascista. Nel 1937, con la soppressione delle congregazioni di carità, l'amministrazione dell'ospedale passò all'Ente Comunale di Assistenza e nel 1938 a un consiglio di amministrazione.
Ripartizioni principali: Statuti, regolamenti, deliberazioni; Corrispondenza; Contabilità; Spedalità; Medicinali; Cibarie e spese diverse; Personale.
Biblioteca ed emeroteca annesse all’Archivio dell’ospedale, c.a. 5000 unità. Catalogo cartaceo.